Utilità di un approccio multidisciplinare per la valutazione e terapia del reflusso gastroesofageo ed esofago di Barrett
A causa dell’aumento esponenziale dell’incidenza della malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE) avvenuto negli ultimi 50 anni (da meno del 10% a circa il 40% della popolazione generale colpita nei paesi occidentali), la sanità pubblica si trova oggi ad affrontare (in carenza di risorse per le spese farmaceutiche) l’aumento della prevalenza e delle complicazioni intra ed extra-digestive di tale patologia. Sebbene nell’aumento della MRGE sia implicata l’alimentazione e lo stile di vita, la dieta da sola è spesso insufficiente per risolvere i sintomi e la patologia perché difficilmente può riportare le condizioni anatomico-funzionali della giunzione gastro-esofagea e dello sfintere esofageo inferiore alla norma, una volta che queste si sono sviluppate e poi cronicizzate.
Durante la prima visita verrà comunque fornito e discusso con il paziente un elenco di norme comportamentali e di cibi e farmaci da abolire perché causano o peggiorano i sintomi da RGE nel tentativo di evitare o ridurre al minimo la terapia farmacologica. La terapia medica con inibitori della pompa protonica (PPI) funziona bene se assunta continuativamente ma è costosa e può avere effetti collaterali a lungo termine se non periodicamente controllata dal gastroenterologo dedicato. Poiché l’effetto della terapia e’ altamente variabile da un paziente all’altro e l’entita’ dei sintomi non correla con il grado della patologia endoscopicamente valutato, occorre che un singolo gastroenterologo dedicato si ingegni a “CUCIRE SU MISURA” il trattamento di un singolo paziente tramite controlli clinici mediamente a 1, 6 e 12 mesi durante il primo anno di cura. Un utile strumento per il follow up terapeutico del paziente sotto farmaci PPI e’ il dosaggio della Gastrinemia sierica che permette di modificare adeguatamente il dosaggio dei PPI e di valutare l’appropriatezza del proseguimento della terapia medica. Inoltre la terapia acido – soppressiva non incide sul reflusso di pepsina e di acidi biliari, entrambi molto dannosi per l’integrità della mucosa e richiede la somministrazione di procinetici e di alginati in aggiunta alla terapia con PPI. Gli esami endoscopici per il follow up dovrebbero essere valutati personalmente dallo stesso gastroenterologo dedicato, con una particolare attenzione alla definizione topografica ed istologica della linea Z per valutarne l’eventuale risalita a seguito di pregresse esofagiti ricorrenti e per escludere la presenza di metaplasia intestinale nel contesto della mucosa di transizione configurante un esofago di Barrett propriamente detto che predispone all’adenocarcinoma dell’esofago e cardias. Se non accuratamente prevenuto, ci sarà quindi un consistente aumento del ricorso alla chirurgia laparoscopica (fundoplicatio) che sola può garantire l’eliminazione totale del passaggio di acido cloridrico, pepsina ed acidi biliari prossimalmente allo sfintere esofageo inferiore e garantire la risoluzione completa della patologia da reflusso per molti anni. Diventa importante perciò valutare la selezione dei pazienti e la giusta tempistica nella indicazione alla fundoplicatio laparoscopica che non può essere solamente affidata alle capacita’ tecniche del chirurgo o al solo dato della manometria esofagea. Il chirurgo necessita di uno standard annuale di interventi anti-reflusso (centro dedicato) e non dovrebbe prescriverlo di propria iniziativa ma sotto indicazione da parte del gastroenterologo dedicato allo scopo di garantire un risultato ottimale a breve e lungo termine.
Sono da tempo noti i sintomi atipici da RGE che esordiscono con il coinvolgimento di uno specialista cardiologo: dolori toracici simulanti l’infarto, tachicardia parossistica ed aritmie. L’esclusione del dato obiettivo cardiologico porta il paziente spesso molto tardi all’attenzione del gastroenterologo.
Talora é lo specialista pneumologo ad essere consultato per primariamente quando si presentano sintomi bronchitici o broncospastici o disturbi dispnoici del sonno determinati dall’aspirazione notturna del RGE.
Un dato emergente negli ultimi anni e’ l’aumento della presentazione della malattia da reflusso con sintomi atipici di competenza ORL
Il ristagno di micro-particelle di contenuto gastrico sia acido che biliare nella gola del paziente specie durante il periodo notturno causa tosse stizzosa, alterazioni della voce (disfonia), sensazione di bolo faringeo e mucorrea (saliva spessa e fastidiosa con bisogno di schiarirsi la voce) specie al mattino. La complicazione ORL è diagnosticabile dallo specialista per le caratteristiche tipiche della mucosa faringo-laringea. Oltre alla determinazione pH-metrica esofago-gastrica delle 24 ore, un ulteriore promettente strumento per valutare il ristagno faringeo da RGE è la determinazione della pepsina salivare, un test da poco disponibile nella pratica clinica.
Conclusione: una collaborazione sperimentata positivamente negli ultimi anni tra un gastroenterologo ed i vari specialisti su menzionati e dedicati insieme alla patologia da reflusso è in grado di fornire una accurata valutazione clinica, prognostica e terapeutica della malattia da reflusso gastroesofageo.