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Reflusso gastroesofageo: i sintomi?

Si sente spesso parlare di “reflusso gastrico o gastro-esofageo”. Ed è in effetti un disturbo sempre più diffuso anche a causa del cambio delle abitudini alimentari degli ultimi decenni. Il reflusso gastroesofageo è un anomalo passaggio di contenuto dello stomaco indietro verso l’esofago, talvolta  fino in bocca; se ciò succede raramente ed in particolare dopo un eccesso alimentare non costituisce di per sé una patologia. Per parlare di una vera e propria patologia di reflusso gastroesofageo si valutano i sintomi del paziente e la loro persistenza.

Tutti noi possiamo avere episodi di reflusso, ma non c’è da allarmarsi se si tratta di avvenimenti isolati. Bisogna fare attenzione, invece, quando i sintomi perdurano settimane o addirittura mesi. Il fenomeno del reflusso esofageo si presenta tipicamente con dolore o bruciore (pirosi acida) all’epigastrio alto in corrispondenza del cardias, inoltre può essere asintomatico o avere sintomi atipici o difficilmente riconoscibili per il paziente: laringite cronica, tosse, raucedine, abbassamento della voce, dolore toracico, tachicardia, aritmie ecc.

 

Cosa succede quando si ha reflusso gastroesofageo?

Il reflusso avviene quando vi è il passaggio di materiale proveniente dallo stomaco attraverso il cardias, zona di passaggio tra esofago e stomaco che contiene una “valvola” detta sfintere esofageo inferiore, posta proprio all’imbocco dello stomaco. Se sforzata da ipersecrezione gastrica può diventare ipofunzionante o non lavorare piu’ correttamente. La normale funzione dell’esofago è quella di condurre il cibo, dopo esser stato masticato, verso lo stomaco. Quindi il passaggio inverso è dannoso e quando l’esofago entra in contatto con questi materiali si irrita, o può subire delle lesioni della mucosa esofagea; si parla in questo caso di esofagite da reflusso (dal primo al quarto grado di severità), nel peggiore dei casi si tratta di vere e proprie ulcere estese o stenosi dell’esofago. A seguito di ripetuti episodi esofagitici si può verificare la complicanza più grave della malattia: l’esofago di Barrett. Esso causa il mutamento della mucosa esofagea: cellule di rivestimento  dell’esofago vengono sostituite con altre più simili al rivestimento dello stomaco e tra queste possono proliferare cellule di tipo intestinale (come quelle del colon). Quest’ultima alterazione viene considerata come uno stadio precanceroso e può essere irreversibile.

Il metodo migliore per diagnosticare il reflusso gastroesofageo e prevenire eventuali complicazioni è la “esofago-gastro-duodenoscopia” associata a biopsie della zona eventualmente interessata. Non è l’unico esame diagnostico da effettuare, ma a questo tema dedicheremo un intervento a sé.